Storia

San Gavino Monreale durante l'età classica

la San Gavino romana aveva i due capisaldi economici nell'estrazione mineraria e nell'agricoltura. Sono stati rinvenuti numerosi reperti risalenti a questo periodo, fra cui il peristilio di una villa rustica dell'epoca imperiale

Durante la dominazione romana San Gavino Monreale, posta nel bel mezzo del Campidano, attirò l’attenzione dei potenti latifondisti romani attivi nella coltivazione di grano e nella produzione di sughero. Tutta la zona venne sottoposta anche a un intenso sfruttamento minerario: piombo, ferro, acciaio e argento erano i metalli più estratti. Non deve quindi stupire che sotto Roma tutto il Campidano godette di uno sviluppo economico e demografico.

Sono stati ritrovati numerosi reperti risalenti all’epoca romana, a cominciare dalla necropoli riportata alla luce nel 1967 nel corso di scavi fognari: diciannove tombe databili al periodo paleocristiano complete di corredi funerari attualmente custoditi nella sede del comune. Notevoli anche il peristilio di una villa risalente all'età imperiale, rinvenuto durante lavori in via Copernico, e il ponte romano del IV secolo d. C. posto lungo il rio Pardu.

Ma i reperti non finiscono qui: vennero scoperte altre lapidi funerarie durante il restauro del convento dei Francescani e durante i lavori di posa delle condotte per l’irrigazione in località Cardera. Altre opere di un certo rilievo erano la curtis di età imperiale posta nell’area conosciuta come Corte Stevini e le terme, dette anche Aquae Napolitanae di Sardara, fondate nel periodo fenicio-punico e potenziate durante la dominazione romana. Intorno a questa i romani svilupparono la San Gavino romana con edifici pubblici, di soggiorno, foro, teatro e tempio. 

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