Storia

San Gavino Monreale durante l'età moderna

durante la dominazione spagnola, a San Gavino fu fondato il convento di Santa Lucia e nel Seicento ci furono un'epidemia di peste e un'inondazione. L'economia del paese era basata esclusivamente su pastorizia e agricoltura, con il celebre zafferano locale

San Gavino Monreale, già parte per secoli del Giudicato di Arborea, al momento della conquista aragonese della Sardegna fu incluso nella Baronia di Monreale, all’interno del Marchesato di Quirra fino all’abolizione del feudalesimo nel 1840. Fra gli avvenimenti del periodo della dominazione spagnola troviamo la fondazione del convento di Santa Lucia, nel 1580, la disastrosa epidemia di peste del 1652-1654 e l’inondazione del 1680 che danneggiò la maggior parte degli edifici.

Nel 1720 i Savoia diventarono padroni di Sardegna e, fra il 1835 e il 1840 Carlo Alberto di Savoia abolì il sistema feudale ma la transizione fu burrascosa per via delle pretese di risarcimento dei baroni e l’opposizione dei Consigli Comunitativi. San Gavino giunse all’unità d’Italia con l’aspetto di un villaggio retto esclusivamente da agricoltura e pastorizia; fra le coltivazioni più diffuse c’erano il riso e lo zafferano, quest’ultimo talmente importante da essere soprannominato "oro rosso”.

Anche dal punto di vista architettonico San Gavino entrò nella modernità ancora saldamente legata alla tradizione: la stragrande maggioranza delle case erano infatti costruite usando i lardiri o ladiri, mattoni di fango impastato con la paglia molto comuni nel Campidano. Questa soluzione si rendeva necessaria per via della cronica scarsità di pietre nella zona. Per erigere le recinzioni di vigne, orti e frutteti si usavano invece lentisco ed altri arbusti.

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